Una delle parole più equivoche del nostro lessico
è la parola pace. I Romani, per esempio,
che erano pratici e furbi, definivano la pace:
paratio belli, cioè tempo di preparazione di
un’altra guerra; per cui, in assenza di guerre,
forgiavano armi, addestrano reclute e imparavano
strategie di attacco e di difesa. Nel
Medioevo, invece, si riteneva che la pace
fosse il tempo della quiete dell’anima. Il
sistema pedagogico capace di ottenere tale
interiore tranquillità era imperniato sull’eredità
greca, secondo cui, il corpo educato da
rigide forme di comporta-mento, riusciva a
sfuggire ad ogni cupidigia e sensualità e, nel
contempo, a forgiare una persona amabile,
valorosa e generosa.
Disgraziatamente, presenti in età sono i non
pochi che stravolgono il significato di pace,
ritenendolo come il tempo del disimpegno e
della quiete oziosa, scevra da preoccupazioni
ed esente da ogni dispendio d’energia.
Decisamente differente è il concetto di pace
in Francesco d’Assisi che ne fece il suo
saluto: il Signore ti dia Pace! Francesco si
rifece all’accezione biblica del termine pace.
Essa è il possesso di Dio, da lui definito:
Sommo Bene. D’altronde, è l’interpretazione
comune anche ai primi cristiani che solevano
incidere sui sarcofaghi: nella pace, identificando
questa con il possesso della beatitudine
eterna di Dio. Una diversa sfumatura
ci viene dal Vangelo di Giovanni (14,27): Vi
lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la
dà il mondo, io la do a voi. Questo ci dà l’occasione
di precisare qual è la pace del mondo
e quale quella di Gesù.
La pace del mondo è il possesso ingordo
delle cosiddette tre P: possesso – potere
– piacere, per cui la ricerca sfrenata della
triade malefica riempie l’esistenza. Senza
di essa, ai più la vita appare vuota e persino
inutile. Chi non riesce a conquistare tali
mete illusorie è ritenuto un incapace e viene
inesorabilmente scartato. Tale perversa dinamica
è sempre uguale e interseca tutte le
dimensioni dell’esistenza: dall’economia alla
finanza, dalla cultura alla comunicazione, dal
commercio alla scienza. Non si salva neppure
il livello religioso. Tale ingannevole meccanismo,
infatti, ha come punto di forza il numero,
la potenza di offesa e la paura provocata
dalla deterrenza. Purtroppo, la storia ci ha già
fatto assaporare i frutti amari di tale infernale
meccanismo: concorrenza impietosa, rivalità
forsennata e violenza fisica, finanziaria e militare,
sfociata spesso in totalitarismi disumani
e feroci dittature.
La pace di Gesù è esattamente contraria: è la
forza della piccolezza che porta alla pazienza,
alla tenerezza e alla misericordia, per cui l’altro
non è mai un concorrente, un avversario o
un nemico, ma un fratello. E’ il significato di
quando sono debole è allora che sono forte di
2a Cor 12,10. Visto che siamo in Quaresima,
aggiungiamo che questo risultato ci porta il
Mistero Pasquale. La Passione, la Morte e la
Risurrezione di Gesù ci ottengono, infatti, la
vittoria sul male e sull’egoismo che lo Spirito
Santo dona a quelli che credono in Cristo
Gesù.

Fra Michele Perruggini, OFM.