Sabato 10 ottobre nella Basilica superiore di san Francesco ad Assisi è stato proclamato beato il giovane Carlo Acutis, morto il 13 ottobre del 2006 all’età di quindici anni, colpito da una forma fulminante di leucemia. Da sempre, nella chiesa, si sono individuate delle figure di giovani che potessero divenire modello per ragazzi e ragazze ed i giovani di ogni tempo. Solo per accenno, citiamo San Tarcisio nei primi secoli dell’era cristiana. Ricordiamo San Luigi Gonzaga, dell’illustre casato dei marchesi di Mantova, morto all’età di ventitré anni nel 1591 di peste, contratta nel soccorrere li stessi appestati, dopo aver rinunciato alla successione dinastica del suo ducato. Più recentemente San Domenico Savio, nato nel 1842, uno dei ragazzi dell’oratorio di San Giovanni Bosco morto di tifo il 9 marzo del 1857, malattia che contrasse nel soccorrere gli ammalati di quell’epidemia. È stato additato quale modello della gioventù a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Celebre la frase che disse a San Giovanni Bosco: “io sono la stoffa, tu sei il sarto. Facciamo un bel vestito al Signore”. Ed ora un giovane attualissimo, patito di sport ed informatica e capace di profonde e vere amicizie: il beato Carlo Acutis. Carlo aveva soprattutto un amore sconfinato per l’Eucarestia e la Madonna. Nonostante la giovane età era già apostolo della fede divulgando la devozione all’Eucarestia (“la mia autostrada al cielo”), attraverso il suo lavoro in Internet per organizzare la mostra dei Miracoli Eucaristici. Era nato in una famiglia credente ma non molto praticante che lo aveva fatto battezzare da piccolo come tante famiglie usano fare anche oggi. Ma Carlo non si è fermato lì, per lui Gesù non era solo una bella tradizione famigliare. Lo incontrava, anche in tenera età, ogni giorno nella Santa Messa, nella Adorazione eucaristica quotidiana, nella recita del Santo Rosario, nel soccorrere i poveri con i soldi risparmiati dalle sue paghette settimanali. I Suoi genitori Andrea e Antonia se ne accorgono e anche loro riflettano sulla loro fede senza pratica e si convertono, riscoprono la fede, la messa, la confessione, in una parola la Vita Cristiana. Anche il maggiordomo di casa, induista, accompagnandolo alla Santa Messa quotidiana e al servizio ai poveri, è fortemente colpito dall’esempio di Carlo e diventa cattolico chiedendo il battesimo. Forse questa e una delle cose che rende il beato Carlo Acutis così attuale, in una società dove si battezzano ancora i figli, ma non si vive la fede. Speriamo che nascano nelle nostre famiglie tante Carle e Carli che facciano riflettere gli adulti sul fatto che il battesimo lo si chiede per viverlo e non per far festa con mamma e papà e la combriccola che ci sta’.

Don Giorgio