Carissimi fratelli e sorelle della Missione Cattolica di Lingua Italiana del Thurgau,
il mio ministero presso di voi volge al termine, ma non posso lasciarvi senza porgere a tutti il mio più sentito ringraziamento. Dopo aver ringraziato il Signore per avermi concesso questa bella esperienza all'estero, il mio primo pensiero di gratitudine va all'amico Don Giorgio Celora, a cui è affidata la cura pastorale della Missione, per la premurosa sollecitudine che mi ha dimostrato in questi anni. Sento, altresì, il bisogno di esprimere la mia devota riconoscenza alla Segretaria della Missione, la signora Maria Monteleone, che in ogni circostanza mi ha offerto premura e sostegno e non posso esimermi dal porgere il mio più fraterno ringraziamento al Presidente del Consiglio Pastorale, signor Giuseppe Palmisano, per la sua generosa e ammirevole disponibilità nell'aiutarmi a risolvere le infinite esigenze pratiche e burocratiche. Estendo la mia gratitudine alla cara signora Nadia De Padua, collaboratrice della Segreteria Missionaria, e a tutti i componenti del Consiglio Pastorale della Missione.
In questi tre anni ho vissuto esperienze preziose e arricchenti. Ho conosciuto tante persone, avvicinato molte famiglie, celebrato alcuni battesimi, ho celebrato diversi Anniversari di matrimonio, varie Unzioni degli infermi e numerosi Riti esequiali. Soprattutto, ho avuto la gioia di celebrare molte Sante Messe nelle diverse comunità della Missione. Durante la mia permanenza in questa comunità, ho apprezzato la fede semplice e la fedele presenza di una generazione di persone segnate dal pluridecennale lavoro svolto in terra straniera con grandi rinunce. Ho avuto modo di conoscere famiglie della seconda immigra-zione, quella degli attuali cinquantenni e sessantenni, che - grazie a Dio - hanno goduto di condizioni lavorative e abitative più favorevoli. Ho incontrato anche molte persone ancora immerse nel ritmo intenso del lavoro quotidiano.
Quanto mi piacerebbe che gli italiani (qui in Thurgau siamo all’incirca 11.000) potessero unirsi, compattarsi ed esprimere il nostro tipico afflato sociale e far emergere la nostra cumune eredità religiosa: la cattolicità. Questa, unita all’italianità, infatti, è valore aggiunto alla pur lodevole e civilissima società svizzera. Il nostro comune essere è condito di fantasia, creatività, impegno, onestà, fiducia, tenacia, socialità, generosità, sorriso, cordialità. Italianità è, prima di tutto, famiglia e socialità. Soprattutto oggi, dato che la nuova ondata migratoria, perlopiù composta da persone specializzate, sia a livello impiegatizio sia manageriale, abbiamo maggiore possibilità di far emergere il nostro tratto specifico, capace di impreziosire il già ricco tessuto sociale locale.
In questo saluto finale, è doveroso per me riconoscere con ammirazione l'oggettivo e generoso sforzo compiuto da Don Giorgio, dallo Staff e dal Consiglio Pastorale nel tentativo di unire e dare un respiro comunitario ad una situazione religiosa oggettivamente parcellizzata e geograficamente distante. In questi tre anni sono state avviate e promosse svariate attività per formare unità e alimentare la comunione: catechesi mensili, testimonianze commoventi, numerose celebrazioni comunitarie, pellegrinaggi, gite ricreative e innumerevoli opere di carità. Pur essendo agli inizi del processo della cosiddetta "cantonalizzazione", ma non si può negare che alcuni risultati, oggettivi e concreti sono già stati raggiunti. Personalmente, ho cercato di unirmi con impegno a questo cammino, collaborando per raggiungere l’obiettivo, tenacemente perseguito da Don Giorgio, che ne è stato l'indubbio propulsore e trascinatore.
Prima di concludere desidero ringraziarvi per il saluto comunitario che mi avete rivolto lo scorso 22 giugno. Mi ha profondamente colpito e commosso. Esprimo la mia gioia e la sentita riconoscenza a tutti gli organizzatori e a coloro che, in qualsiasi modo, hanno contribuito a trasformare quello che poteva essere un momento formale in una vera festa comunitaria.
Desidero, prima di lasciarci, chiedere perdono per ogni mia disattenzione, per qualche giudizio affrettato o parola fuori posto. Vi assicuro che in futuro farò tesoro delle vostre osservazioni. Starò più attento anche a non esagerare con il tempo alle omelie domenicali.
Porgo un saluto amichevole, fraterno e cordiale a tutti, in particolare a coloro che sono segnati dalla solitudine, dalla sofferenza e dal lutto.
Vi porto nel cuore e, statene certi, ogni giorno vi ricorderò nella mia preghiera.
Fra Michele Perruggini
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